1. Ci racconti un po’ del suo percorso, sia di studio che professionale, che l’ha portata a ricoprire la posizione attuale?
“Mi sono diplomata come Perito Aziendale Corrispondente in Lingue Estere e subito dopo ho iniziato a lavorare in un’azienda del settore metalmeccanico per circa tre anni. Quando la precedente azienda ha spostato la sua sede lontano da casa mia ho cercato un nuovo lavoro e sono arrivata nella mia attuale azienda. Sono entrata come impiegata amministrativa, in affiancamento a una collega che mi ha aiutata e formata. Dopo sono passata alla parte commerciale, che in quegli anni si stava pian piano sviluppando ed ampliando.
Successivamente mi sono spostata nel dipartimento Qualità, dove sono rimasta per circa vent’anni. Oggi collaboro con l’Ufficio Tecnico, per quanto riguarda principalmente lo sviluppo di nuovi prodotti e la pianificazione della produzione. Questo mi permettere di essere in contatto un po’ con tutti i dipartimenti aziendali: dal commerciale, agli acquisti, alla produzione, ma anche con i clienti, sia italiani che esteri. La mia principale mansione è quella di seguire la pianificazione della produzione e lo sviluppo di nuovi articoli, da quando ci viene assegnata una commessa, ossia dal progetto su carta, fino alla consegna del prodotto finito.
Posso dire che, sin dal momento in cui sono entrata in azienda, e nonostante l’azienda sia abbastanza piccola, mi è sempre stata data la possibilità di imparare e tutti i miei colleghi sono stati sempre molto disponibili ad insegnarmi. Dal mio canto, non mi sono mai fossilizzata e ho sempre cercato di cogliere le opportunità di crescita e di cambiamento, anche se a volte era difficile.
Il fatto di aver lavorato in diversi dipartimenti mi ha dato inoltre la possibilità di avere una visione a 360° dell’azienda”.
2. Cosa l’ha spinta a lavorare in un ambiente tecnico-scientifico?
“Non ho scelto io, ma è stato un caso. I miei studi erano molto diversi dalla meccanica, però mi piace molto quello che sto facendo e mi da’ grandi soddisfazioni. "
3. Quali fattori sia personali che di cultura aziendale sono stati fondamentali per la sua crescita in azienda?
“A livello personale credo che mostrarsi disponibili e volenterosi sia molto importante, ovviamente nei limiti del possibile. Quando ho iniziato a lavorare ero appena diplomata, quindi non avevo vincoli di tipo familiare e avevo sicuramente anche più tempo da dedicare al lavoro.
Inoltre, credo ci voglia anche molta curiosità, indipendentemente dall’essere uomo o donna.
Con la curiosità, con la buona volontà e con la voglia di fare, anche quando una cosa sembra difficile, i risultati arrivano. È molto importante anche sapersi rapportare con gli altri e, perché no, avere anche un pizzico di fortuna. ”.
4. Quanto è importante lavorare in un contesto che valorizza la diversità e l’inclusione?
“La nostra è un’azienda metalmeccanica, per cui la concentrazione femminile è per lo più nelle mansioni di ufficio però ci sono anche delle colleghe in produzione che svolgono il proprio lavoro con buoni risultati. A volte la figura prettamente maschile è necessaria in produzione in quanto serve forza fisica per determinate azioni. Posso comunque confermare che la nostra azienda tratta tutti con equità”.
5. Quali sono state le sfide che ha affrontato nel lavorare in un ambiente prettamente maschile e quali invece le qualità che ha portato alla sua organizzazione?
“Ho sempre lavorato con colleghi uomini e mi sono sempre trovata bene. Non ho trovato difficoltà.
Non ho mai avvertito un divario o una disparità. Quando sono entrata in Qualità, all’inizio ho avuto qualche difficoltà, ma poi pian piano, studiando molto, ho imparato.
Quando non so una cosa mi appoggio a chi ne sa più di me e se ho dei dubbi chiedo, perché credo ci sia sempre la possibilità di imparare e di aprire delle porte.
Una delle mie qualità è che non mi accontento mai, ma cerco sempre di andare a fondo delle cose. La mia pignoleria, che può anche essere vista in modo negativo, in realtà ritengo sia importante. Cerco sempre di sistemare le cose a monte in modo che a valle procedano senza intoppi. ”.
6. Cosa possono fare le aziende come Riello o come la sua per avvicinare le donne alle discipline STEM o al lavoro in contesti tecnico-scientifici?
"Noi ospitiamo studenti che fanno stage, sia ragazzi che ragazze. Purtroppo, però, vedo che ancora esiste uno scollamento tra scuola e lavoro. Il problema degli stage è che durano poco tempo e quindi l’azienda non investe sulla persona. Però il fatto che questi ragazzi vedano l’ambiente e le dinamiche aziendali è comunque molto importante. Un’altra attività che potrebbe essere interessante riguarda l’organizzazione di Open Day presso le aziende, in modo da far vedere ai ragazzi come nasce un prodotto e qual è il suo ciclo di vita."